domenica, 4 marzo 2007
Scrinsciot
Quanto bella è la parola scrinsciòt?
Technorati Tags: scrivi come mangi scrinsciòt
Quanto bella è la parola scrinsciòt?
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Devo correggere il mio precedente post: avrei dovuto scrivere {ghik} e non {giik}. Oggi ho infatti casualmente scoperto che è questa la giusta pronuncia inglese della parola geek!
Che io fossi ignorante era cosa risaputa ma sono convinto di aver sentito usare la pronuncia sbagliata da molti altri e questo mi dà l'occasione per affermare una volta in più che se esistessero e venissero applicate delle semplici regole di adozione dei termini inglesi eviteremmo di fare un enorme macello che non giova a nessuno.
Geek non è stato inserito nei miei due dizionari on-line di riferimento ma credo sia solo questione di tempo. Quando avverrà, se ho ragione nel ritenere che la pronuncia [giik] si sia già imposta non credo che si cercherà di correggerla (sarebbe un po' come se ora mi costringessero a dire [pazol] invece di [puzzle], non sia mai!) e così ci troveremo con una nuova eccezione tra le eccezioni dell'italiano: una parola con una pronuncia diversa sia dall'originale inglese sia da quella che si potrebbe ricavare dall'ortografia.
Un po' di tempo fa Enrico Maria Milic parlava di vivacità della lingua. Secondo me va bene la vivacità ma con ordine. Se serve adottiamo pure mezzo vocabolario inglese e mettiamo cappa ovunque ma, al tempo stesso, facciamo come i fisici che cercano omogeneità e simmetria in ogni cosa e provano sempre a ricondurre ogni formula ad un ristretto numero di equazioni base.
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Il personal sciopper!!! Come ho potuto dimenticarlo?! Si tratta di una figura professionale di cui, io che detesto andar per negozi, avrei grande bisogno:
Toh, ciapa trenta euro e va tome da vestir che no go più gnente de neto da metarme. Tegni el resto.
Temo solo che i suoi servigi non siano così a buon mercato :-(
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Ehm, quadrimestrale volevo dire, non bimestrale!
La verità è che ho troppe cose per la testa per seguire come si deve anche queste mie insulse iniziative. Il materiale però non mancherebbe: basta guardare un po' di televisione per trovare un sacco di casi adatti ad essere trattati in questo spazio. L'ultima volta che l'ho fatto mi sono imbattuto in alcune nuove professioni:
Confesso che non mi spiacerebbe fare il manager della mobilità, professione per la quale credo di essere particolarmente vocato (sono uno di quelli che quando fanno benzina al self servis stanno bene attenti a non lasciarne nemmeno una goccia nel tubo!). Non riesco invece a capire quale possa essere l'utilità del laif coc ma se ve ne serve uno e pagate bene contattatemi pure che vedrò di informarmi. Su richiesta mi alleno un po' (che non mi farebbe male) e vi faccio anche da personal trainer (o treiner?).
Prima di terminare non posso non segnalare l'ultimo stupido post della mia consorte che, evidentemente condizionata dalla coabitazione, se la prende con il kinder bueno uait (di nuovo notate come l'inglese sia la lingua più perfida, l'unica che non si lascia pronunciare (o scrivere) come si deve!).
Mi preme anche informarvi che il lessico di Enrico migliora velocemente e mentre sa già chiamare con disinvoltura papà Nicola non riesce ad andare al di là di un mama scakia (seguito spesso da fragorose risate :-) e, per conto mio, è già fin troppo bravo.
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Ehm, forse avrei dovuto specificare che la rubrica era a cadenza bimestrale ;-) .
Per il numero di oggi me la cavo con un semplice link: laif is nau (via dotcoma)
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La settimana scorsa a dISPENSER hanno parlato del noizu. Di questo servizio a noi, più che la corrente musicale, interessa la spiegazione di come le parole straniere vengano adattate al giapponese con l'applicazione di precise regole, non vi ricorda nulla?
Una veloce ricerca mi ha portato a questo bellissimo articolo: Japanglish, Janglish o Japlish, che costituisce una vera miniera di spunti.
Numerose sono le analogie con la situazione italiana o con quanto scritto nell'esporre la teoria sugli anglicismi, cito ad esempio:
la supremazia culturale statunitense dal dopoguerra ad oggi potrebbe essere una spiegazione convincente di questo fenomeno
In Giappone, così come in Italia, sono molti coloro che portano avanti la solida convinzione di preferire varianti autoctone a termini che suonano esotici. Infatti, ultimamente, la tendenza all'uso di neologismi, creati soprattutto prendendo in prestito parole anglosassoni, sta diventando incontrollabile. Se, da un lato, il processo di importazione di terminologia inglese con successiva “nipponizzazione” serve a coprire delle assenze, soprattutto nel settore informatico, della moda, della cucina, dello sport, dall'altro sembra andare incontro piuttosto ad un’esigenza di stile. Dire furesshu (ingl. fresh, fresco), al posto di sawayaka, produce un effetto più attraente e dà al testo un’impronta esotica che piace particolarmente ai giovani.
Ciò che trasforma la parola straniera in una parola inconfondibilmente giapponese è il suo adattamento fonetico. La nuova parola, dopo aver fatto il suo ingresso, non solo non viene più scritta in caratteri latini, ma viene anche adeguata alle regole della propria pronuncia, in pratica diventa a tutti gli effetti una nuova parola giapponese.
Come si evince dall'ultimo punto, la regola utilizzata è molto più radicale di quella da me proposta per l'italiano, influisce infatti sia sull'ortografia che sulla pronuncia. In effetti ci sono molti casi in cui questo è opportuno anche per l'adattamento alla nostra lingua, vedi ad esempio gli aggettivi che terminano in -able o i sostantivi che terminano in -tion che sono comunemente (e più propriamente) trasformati in -abile e -zione piuttosto che in -abol e -scion come vorrebbe una ceca applicazione della regola.
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Nel presentare la mia teoria sugli anglicismi ho dato vita al movimento scrivi come mangi ed ora non posso esimermi dal fare di Superfluous una testimonianza attiva di tale iniziativa! Questo significa che talvolta, in questo spazio personale, mi prenderò la libertà di scrivere le parole straniere applicando la regola principale della teoria. Scriverò ad esempio part taim al posto di part time e oll rait invece di all right. Alle volte, per maggiore chiarezza, contornerò queste parole con delle parentesi graffe (e così avremo {oll rait} invece di all right). Altre volte continuerò a scrivere i forestierismi con l'ortografia originale.
Per non confondere troppo le idee, cercherò di essere coerente all'interno di ogni singolo post (salvo casi eccezionali come questo).
Se troverete situazioni in cui non si capirà se la regola sia stata applicata o meno non preoccupatevi: non si tratterà di qualche eccezione alla teoria ma, più semplicemente, mi sarò sbagliato a scrivere oppure avrò un'idea sbagliata della pronuncia della parola ;-) .
A proposito della pronuncia: dove utile terrò buona anche la convenzione proposta nella presentazione della teoria, ovvero l'uso dell'ortografia italiana che più le si avvicina scritta tra parentesi quadre.
Ho infine intenzione di tenere una rubrica sul tema composta dai post collocati nella categoria omonima al movimento. blojsom consente di abbonarsi allo specifico {fiid} utilizzando uno dei seguenti indirizzi:
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